Maria Vittoria Backhaus

Socio Onorario

Si forma come scenografa all’Accademia di Brera. Inizia a fotografare al Festival di Spoleto ed è così che dal teatro passa alla fotografia.
Reportage giornalistici: banditismo sardo, il Sessantotto a Parigi, personaggi, ritratti di città.
Poi il reportage industriale: documenta la vita operaia, la realtà delle grandi fabbriche e più in generale il mondo del lavoro.
L’incontro con Flavio Lucchini avvia la collaborazione con Vogue, che dura per tanti anni e la vede impegnata in particolare nello still-life. Nel suo lavoro redazionale si continua a percepire ancor oggi il segno evidente delle sue passate esperienze di reporter.
Ha collaborato e collabora con Vogue Italia e diverse altre testate del gruppo Condè-Nast, Wallpaper, House & Garden, Architektur und Wohnen, Maenner Vogue, Abitare, Case da abitare, Amica, Io Donna.
Pur preferendo il lavoro redazionale, è attiva anche in ambito pubblicitario.
Ha sempre considerato la macchina fotografica, qualsiasi macchina fotografica come un puro strumento, come fatto assolutamente secondario, da piegare alla propria idea dell’immagine. Dopo aver lavorato a lungo, durante il periodo del reportage, con il piccolo e, talvota con il medio formato, negli anni settanta passa al grande formato, prima 10×12 e poi 20×25, che non usa solo nello still life ma adatta alle sue esigenze anche nella moda, consegnando spesso alle riviste dei Polaroid di quel formato.
La sua elasticità nel rapporto col mezzo fotografico si manifesta anche nellimpiego creativo dei materiali fotografici. Ha usato a lungo le pellicole Polaroid di quasi tutti i formati. Ha lavorato molto con la vecchia SX 70 per le testate Condè Nast “Uomo Vogue” e “Vogue Bambini” negli anni settanta e ottanta. Tra l’altro ha sviluppato per prima la tecnica del montaggio di tanti scatti fino a comporre un’immagine complessa come un ritratto. Questa tecnica poco dopo è stata ripresa anche da David Hockney.
Anche la fotografia digitale la ha intrigata molto come possibile fatto creativo nella sua fase iniziale. La ha usata per un certo periodo esclusivamente in questa chiave, realizzando un buon numero di servizi redazionali assai innovativi.
Accanto alla sua attività professionale in senso stretto, quella del lavoro su commissione, nel corso degli anni è venuta progressivamente sviluppando una sua ricerca fotografica privata e personale, accentrata soprattutto su una lettura curiosa e indagatrice di fenomeni esistenti in natura, di cui sono un buon esempio le sue ricerche sui germogli e la nascita delle piante, i fichi d’india e più in generale le piante succulente, oppure anche quelle sulle pietre. Parallelamente a questo filone “naturale”, negli ultimi tempi ha indagato anche una problematica squisitamente umana e solo in apparenza ovvia: il cibo esaminato senza condiscendenze estetiche, con assoluta brutalità

Portfolio


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